Rivista n. 50

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Interdisciplinarità, transnazionalità e collocazione editoriale degli studi scientifici sulle mafie

di Michelangelo Pascali

Quanto il carattere interdisciplinare e transnazionale dell’insieme degli studi in materia di mafia e antimafia appare essenziale a fini scientifici e utile per orientare possibili interventi preventivi e repressivi? A tale proposito, la predisposizione di precisi meccanismi di indirizzamento alla valutazione accademica dei “prodotti” di ricerca, istituiti su rigidi presupposti di tipo editoriale, può risultare più d’ausilio o più di detrimento? È corretto rilevare che le procedure esistenti in termini di riconoscimento e classificazione delle riviste considerabili scientifiche possano cagionare stati di “non comunicazione” disciplinare, nonché di parziale “localizzazione” delle analisi, andando a bloccare vie per tessere diversificate relazioni fra ricercatori e a sfavorire la valorizzazione di elementi culturalmente imprescindibili per meglio comprendere e contrastare manifestazioni sociali di stampo mafioso?

How essential is the transnational and interdisciplinary approach to the study of mafia and antimafia for the advancement of scientific knowledge and for the formulation of policies to prevent and combat organized crime? Could the establishment of rigorous editorial standards for evaluating research outcomes prove to be more beneficial or more detrimental? Can it be argued that that the existing procedures for recognizing and classifying journals that can be considered scientific may result in states of disciplinary “non-communication” and partial “localization” of analyses, which could impede the formation of diverse relationships among researchers and the enhancement of culturally indispensable elements for a better understanding and counteraction of social manifestations of a mafia-like nature?

Global Terrorism: fenomenologia, caratteristiche, conflitti ed evoluzioni di un fenomeno in costante cambiamento

di Marino D’Amore

 I gruppi terroristici sono organizzazioni segrete costituite da un numero ridotto di individui: a volte i terroristi si considerano l’avanguardia embrionale di un esercito di guerriglieri che combattono per difendere i diritti o i privilegi di un determinato gruppo, per tutelare la propria legittimità identitaria o imporre una nuova visione del mondo. Nella cultura politica occidentale si è affermata l’idea che il terrorismo globale esprima la volontà dei paesi orientali, in particolare modo del mondo islamico, di annientare la civiltà occidentale assieme ai valori che la connotano: la libertà, la democrazia, lo stato di diritto, l’economia dei mercati. Altro aspetto fondamentale che accompagna questa idea è che il terrorismo mostri la volontà di ottenere questo risultato nel modo più spietato, distruttivo e violento, senza il minimo rispetto per la vita [C. Gambino, 2009]. Esso, tuttavia, è un fenomeno assai meno irrazionale di quanto si pensi e specularmente può essere considerato, a livello strettamente analitico, come una sedicente risposta strategica all’egemonia del mondo occidentale nei territori che ne costituiscono il contesto spaziale.

Terrorist groups are secret organisations made up of a small number of individuals: sometimes terrorists see themselves as the embryonic vanguard of an army of guerrillas fighting to defend the rights or privileges of a particular group, to protect their identity legitimacy or to impose a new worldview. In Western political culture, the idea has taken hold that global terrorism expresses the will of Eastern countries, especially the Islamic world, to annihilate Western civilisation together with the values that characterise it: freedom, democracy, the rule of law, and the market economy. Another fundamental aspect accompanying this idea is that terrorism shows the will to achieve this in the most ruthless, destructive and violent manner, without the slightest respect for life. It is, however, a phenomenon that is far less irrational than we think and speculatively can be considered, on a strictly analytical level, as a self-styled strategic response to the hegemony of the Western world in the territories that constitute its spatial context.

Uno studio esplorativo sui programmi di giustizia riparativa nelle carceri della California: significati e prospettive di reintegrazione 

di Silvia Mannone

L’obiettivo di questa ricerca è studiare l’impatto dell’implementazione di programmi di giustizia riparativa utilizzati in alcuni istituti penitenziari californiani, esplorandone significati ed esperienze di detenuti ed ex-detenuti. Gli ex-detenuti sono stati selezionati sulla base della loro scelta di facilitare programmi di giustizia riparativa all’interno delle carceri; questo elemento, infatti, può essere inteso come un indicatore della soddisfazione per i risultati dei programmi ai quali hanno partecipato durante la loro detenzione. La metodologia utilizzata è di tipo qualitativo e combina diverse tecniche di ricerca, tra cui interviste semi-strutturate e osservazione partecipante. I risultati principali mostrano come i programmi di giustizia riparativa utilizzati all’interno degli istituti penitenziari possano apportare benefici per gli autori del reato in termini di riconoscimento della vittima, necessità di fare ammenda e re-inserimento nella società. La ricerca sottolinea la necessità di integrare i programmi di giustizia riparativa ai percorsi trattamentali.

The objective of this research is to study the impact of the implementation of restorative justice programmes used in some Californian correctional institutions, exploring the meanings and experiences of inmates and ex-offenders. The ex-prisoners were selected based on their choice to participate in restorative justice programmes within the prisons. This element can be understood as an indicator of satisfaction with the outcomes of the programmes in which they participated during their imprisonment. The methodology employed is of a qualitative nature, incorporating a combination of several research techniques, including semi-structured interviews and participant observation. The primary findings demonstrate the efficacy of restorative justice programmes implemented within penal institutions in enhancing offenders’ capacity for victim recognition, the motivation to make amends, and reintegration into society. The objective of this research is to study the impact of the implementation of restorative justice programmes used in some Californian correctional institutions, exploring the meanings and experiences of inmates and ex-offenders. The ex-prisoners were selected based on their choice to participate in restorative justice programmes within the prisons. This element can be understood as an indicator of satisfaction with the outcomes of the programmes in which they participated during their imprisonment. The methodology employed is of a qualitative nature, incorporating a combination of several research techniques, including semi-structured interviews and participant observation. The primary findings demonstrate the efficacy of restorative justice programmes implemented within penal institutions in enhancing offenders’ capacity for victim recognition, the motivation to make amends, and reintegration into society. The research highlights the need to integrate restorative justice into treatment programs.

Il Dissing: anatomia di una pratica artistica conflittuale contemporanea

di Mariaelisa Russo

Il dissing, una forma di confronto verbale aggressivo e denigratorio, si è affermato come un fenomeno pervasivo in diverse arene sociali, dalle sottoculture musicali ai social media. Questo articolo esplora le origini del fenomeno, analizza i suoi contenuti e le modalità di diffusione, e ne discute il significato sociologico. In particolare, si sofferma sul dissing come peculiare modalità di gestione del conflitto, evidenziandone le dinamiche, le potenzialità e i limiti all’interno dei contesti sociali contemporanei. L’analisi integra prospettive provenienti dalla sociologia del conflitto e dalla psicologia sociale per offrire una comprensione multidimensionale del fenomeno.

Dissing, a form of aggressive and denigrating verbal confrontation, has emerged as a pervasive phenomenon across various social arenas, from musical subcultures to social media. This article explores the origins of the phenomenon, analyzes its content and modes of dissemination, and discusses its sociological significance. In particular, it focuses on dissing as a distinctive mode of conflict management, highlighting its dynamics, potentialities, and limitations within contemporary social contexts. The analysis integrates perspectives from conflict sociology and social psychology to provide a multidimensional understanding of the phenomenon.

I conflitti in materia ambientale: gli influssi della conferenza di stoccolma nella giurisprudenza della corte europea dei diritti dell’uomo

di Theodora De Pasquale

Negli ultimi anni si è registrato un crescente ricorso al sistema di tutela dei diritti umani per affrontare le problematiche ambientali, con particolare attenzione all’operato della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). La Corte ha esaminato circa 300 casi in materia ambientale, applicando concetti derivati da strumenti internazionali come la Dichiarazione di Stoccolma. I principi di tale Dichiarazione del 1972 sono stati assimilati nel diritto internazionale ambientale e hanno guidato la giurisprudenza della Corte, che ha affrontato casi riguardanti inquinamento industriale e rischi per la salute, applicando i principi 5, 6, 8, 11 e 15 della Dichiarazione. La Corte ha così contribuito a rafforzare il legame tra tutela ambientale e diritti umani, spingendo le istituzioni internazionali a rafforzare gli strumenti giuridici per affrontare le sfide ambientali.

In recent years, there has been a notable increase in the use of human rights protection systems to address environmental issues, with particular focus on the work of the European Court of Human Rights (ECHR). The Court has ruled on approximately 300 environmental cases, applying concepts from international instruments such as the Stockholm Declaration. The principles of the 1972 Stockholm Declaration have been integrated into international environmental law and have guided the Court’s jurisprudence, which has addressed cases related to industrial pollution and health risks, applying Principles 5, 6, 8, 11 and 15 of the Declaration. Through this approach, the Court has strengthened the connection between environmental protection and human rights, prompting international institutions to enhance legal tools to meet environmental challenges.

La violenza psicologica e il “Codice Rosso”

di Roberta Volpe

Il lavoro è fondamentalmente incentrato su una peculiare emergenza sociale: le violenze domestiche e  quelle di genere. Oggi, come è noto, le normative esistenti sono finalmente in grado di attenzionare in maniera forte queste forme di violenza e di instaurare procedimenti penali per pervenire alla rapida adozione dei provvedimenti eventualmente necessari a fronteggiare i processi di vittimizzazione. Ciò detto, la violenza di genere è un problema che va affrontato in tutte le sue sfaccettature e, quindi, non solo dal punto di vista giuridico, ma anche e soprattutto dal punto di vista culturale, sociale e psicologico. Sul piano prettamente giuridico, il lavoro della Volpe pone in luce anche l’allarmismo sociale che ha condotto a una sorta di “populismo penale”, che non sempre è stato d’aiuto nella prevenzione di determinati accadimenti. Non è un caso, infatti, che di recente sia stato posto l’accento sull’educazione civica, sentimentale e sessuale dei giovani, già in età scolare. Il femminicidio è di fatto solo l’apice del fenomeno, perché ogni abuso è radicato nella biografia degli individui, spesso avvezzi al controllo del partner, a manifestazioni di intensa gelosia e di violenza. Affinché le normative giuridiche possano divenire veramente efficaci è necessaria, pertanto, una nuova educazione, è questo perché nelle nostre azioni esprimiamo, fondamentalmente, solo ciò che esiste dentro di noi.

The paper basically focuses on a peculiar social emergency: domestic and gender-based violence. Nowadays, as it is well known, existing regulations are finally able to strongly attenuate these forms of violence and to establish criminal proceedings in order to get the rapid adoption of the measures that may be necessary to deal with the processes of victimization. That said, gender-based violence is a problem that needs to be addressed in all its facets and, therefore, not only from a legal point of view, but also and above all from a cultural, social and psychological one. On the purely legal level, Volpe’s work also highlights the social alarmism that has led to a kind of “penal populism,” which has not always been helpful in preventing certain occurrences. It is no coincidence, in fact, that there has been a recent emphasis on civic, sentimental and sexual education of young people as early as school age. Femicide is in fact only the pinnacle of the phenomenon, because all abuse is rooted in the biography of individuals, who are often accustomed to control of their partners, manifestations of intense jealousy and violence. In order for legal regulations to become truly effective, therefore, a new education is necessary, especially because in our actions we express, fundamentally, only what exists within us.

Rivista Italiana di Conflittologia n. 50/2025