Rivista n. 44

Il “codice” delle commissioni militari nel Regno delle Due Sicilie: leggi, decreti e processi per una giustizia d’eccezione                                                                        di Francesco Mastroberti

Le commissioni militari operarono nel Mezzogiorno per tutto l’Ottocento giudicando sommariamente banditi, briganti, cospiratori e loro complici. Delle commissioni militari esistono pochi documenti sparsi negli archivi del Mezzogiorno i quali non consentono di avere un quadro preciso della loro attività che comunque fu molto intensa e pressoché ininterrotta venendo ad affiancarsi a quella dei tribunali ordinari. Il saggio individua leggi, decreti e procedure che diedero una dimensione legale alle liste di fuorbando e alle sommarie esecuzioni ordinate dalle commissioni militari, sulle quali nel 1808 il francese Le Graverend scriveva un Traité destinato ad essere la principale guida per giudici e avvocati alle prese con la giustizia d’eccezione.

The military commissions operated in southern Italy throughout the 19th century, summarily judging bandits, brigands, conspirators and their accomplices. There are few documents scattered in the suthern archives on military commissions, which do not provide a precise picture of their activity, which was nonetheless very intense and almost uninterrupted, coming alongside that of the ordinary courts. The essay identifies laws, decrees and procedures that gave a legal dimension to the ‘fuorbando lists’ and summary executions ordered by the military commissions, on which in 1808 the Frenchman Le Graverend wrote a Traité destined to be the main guide for judges and lawyers grappling with exceptional justice. 

In memoria di Emma Pezemo: violenza di genere e vittimizzazione secondaria        di Raffaella Sette

Sulla scorta degli eventi organizzati dall’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna per ricordare Emma Pezemo, studentessa vittima di femminicidio, l’obiettivo del presente articolo è quello di riflettere sull’annosa questione della riparazione nei confronti delle vittime di reato. Successivamente, la sentenza del 27 maggio 2021 pronunciata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (J.L. v. Italy – 5671/16) fornisce un ulteriore spunto per ritornare sui fenomeni di vittimizzazione secondaria.

In the wake of the events organized by the Alma Mater Studiorum – University of Bologna to commemorate Emma Pezemo, a student victim of feminicide, the aim of this article is to reflect on the long-standing issue of reparation towards crime victims. Subsequently, the May 27, 2021, judgment handed down by the European Court of Human Rights (J.L. v. Italy – 5671/16) provides an additional cue to return to the phenomena of secondary victimization.

Reducere ad sanitatem. Ferrante dopo Sarno                                                            di Marianna Pignata

Alla morte di suo padre Alfonso il Magnanimo, Ferrante d’Aragona dovette fronteggiare una rivolta che vide coinvolti alcuni dei maggiori baroni regnicoli che volevano impadronirsi del regno di Napoli; scoppiata apertamente nell’estate del 1459, la guerra troverà conclusione nella battaglia di Troia del 18 agosto 1462. È questa l’epoca nella quale la nuova concezione di sovranità riceve luce e acquista una certa potenza “performativa” all’interno del complesso dottrinale elaborato dall’uma-nesimo politico che ebbe come protagonista Giovanni Pontano che nei suoi trattati celava una visione politica “ideale”, vale a dire l’aspettativa mai realizzata ed inconciliabile di una “monarchia” in cui sovrano e feudalità potessero collaborare in un’armoniosa reciprocità di rapporti.

On the death of his father Alfonso the Magnanimous, Ferrante of Aragon had to face a revolt involving some of the major barons of the kingdom of Naples; which broke out openly in the summer of 1459, the war was to end in the Battle of Troia on 18 August 1462. This was the era in which the new concept of sovereignty received visibility and acquired a certain “performative” power within the doctrinal complex elaborated by political humanism, whose protagonist was Giovanni Pontano, who concealed an “ideal” political vision in his treatises, that is, the never realised and irreconcilable expectation of a “monarchy” in which sovereign and feudal lordship could collaborate in a harmonious reciprocity of relations.

Identità ed alterità. Cristiani ed Ebrei nella Napoli d’età moderna                            di Maria Natale

Il dualismo identità-alterità connota significativamente l’ambito dei rapporti tra Cristiani ed Ebrei: lo spazio identitario di entrambe le comunità si è definito mediante la percezione, spesso ostile, della diversità altrui e, per il tramite di quest’ultima, la messa a fuoco della propria. Sul piano giuspolitico, la multiforme articolazione dei rapporti tra le due comunità riflette la varietà delle sfaccettature di questa percezione e conduce alla reciproca definizione delle rispettive identità giuridiche. In questa prospettiva può essere letta la varietà dei provvedimenti che, nella Napoli d’età moderna, disciplinò la condizione giuridica degli ebrei. Nel divenire dei rapporti con la componente ebraica, l’identità cristiana ebbe modo di definirsi dinamicamente e, proprio attraverso l’avversione all’infedele, di rafforzarsi. I bandi di espulsione, adottati a difesa della «vera fede», tradussero sul piano giuridico la versione più estrema dell’antigiudaismo cristiano e la conseguente pretesa ad un universalismo che, di necessità, non poteva ammettere identità collettive differenti. All’opposto, i provvedimenti che promossero l’arrivo e lo «stanziamento» dei giudei furono il frutto della preminente considerazione della componente ebraica come attore economico e trasposero, sul piano legale, il faticoso tentativo di promuovere una nuova visione di comunità. Tra i due poli estremi, dell’allontana-mento forzato e dell’ammissione, si sviluppò, altresì, un mosaico giuridico fatto di disposizioni che furono punti di approdo di un’altalena normativa che, nella sua dinamicità, fu il riflesso dei cambiamenti in corso.

The identity-otherness dualism connotes the relations between Christians and Jews: the identity space of both communities is defined through the perception, often hostile, of the others’ diversity and, through it, the awareness of its own. The relations between the two communities reflect the multiplicity of nuances of this perception and lead to the mutual definition of their particular legal identities. From this point of view, we can appreciate the legal rules that governed the legal status of Jews in Naples during the modern age. The Christian identity was able to define itself through the relations with Jews; particularly, it was able to strengthen itself by opposing the infidel. The expulsion, adopted to defend the «true faith», brought, into the legal field, the extreme ideas of Christian anti-Judaism and the consequent claim to a universalism which could not admit different collective identities. On the contrary, legal rules that promoted the settlement of the Jews were the result of the economic importance of Jews and transposed, on the legal level, the attempt to promote a new vision of community. Between the two ends of expulsion and admission, a legal mosaic developed. It was made up of rules that were the landing points of a regulatory swing which, in its dynamism, reflected the social and political changes.

The Nuclear Threat: from the Cold War to the Cyber Age                                          di Francesca Castaldo e Umberto Rossi  

In questo saggio ci chiediamo, spinti dall’attualità di un conflitto in corso dagli esiti incerti, cosa succederebbe se un Paese, o un attore non statale, decidesse di condurre un attacco contro le capacità nucleari di un avversario, e come evitare tale evento. Dopo aver affrontato, nella prima parte dell’articolo, il tema della deterrenza nucleare, così come si è evoluto dai tempi della Guerra Fredda, nella seconda ci concentriamo sulle possibili risposte e soluzioni a probabili attacchi informatici ad un impianto o sistema d’armamento nucleare.

In this essay we ask ourselves, prompted by the actuality of an ongoing conflict with uncertain outcomes, what would happen if a country, or non-state actor, decided to conduct an attack against an adversary with nuclear capabilities and how to avoid such an event. After addressing in the first part of the article the topic of nuclear deterrence as it has evolved since the Cold War, in the second part we focus on possible responses and solutions to probable cyber-attacks on a nuclear facility or weapon system.

Creatività ed iniziativa: la Polizia Locale di Ravenna e il Problem-Oriented Policing come strategia di intervento                                                                                       di Elisa Begnis

Gli studiosi degli approcci e delle modalità operative che vengono utilizzate dagli organi di polizia hanno seguito, nelle loro analisi, lo sviluppo dei modelli di forza pubblica sull’onda dei cambiamenti dei riferimenti culturali che a questa sottostanno, prendendo in considerazione la polizia professionale, il community policing, le strategie di zero tolerance e molti altri modelli. Esiste una modalità del “fare” polizia, il Problem-Oriented Policing (POP), che è molto meno conosciuto, ma che viene ritenuto efficace da autorevole recente letteratura sull’argomento. Si tratta di una strategia di intervento ideata da Herman Goldstein nel 1979 basata sull’utilizzo del problem solving per la risoluzione di determinate tipologie di problematiche che si presentano nelle aree urbane. Il POP si propone l’obiettivo di agire in ottica preventiva rispetto a diversi reati, cercando, da un lato, di incidere sulle cause scatenanti la problematica in esame piuttosto che sul singolo incidente e, dall’altro, sull’implementazione della creatività ed iniziativa da parte del singolo agente. Il presente articolo ha l’obiettivo di soffermarsi sulle opinioni e valutazioni degli operatori della Polizia Municipale di Ravenna rispetto alla possibile applicazione di tale metodologia, tramite l’analisi di dieci interviste qualitative semi-strutturate. Le informazioni raccolte mettono in evidenza l’opinione positiva degli intervistati nei confronti della possibilità di investire tempo e formazione su un modello che permetta di trovare una risoluzione alle problematiche più generali, così da sviluppare una metodologia di lavoro che favorisca il singolo agente ad incrementare l’utilizzo delle proprie capacità di analisi e ad agire maggiormente in autonomia.

Policing’s scholars have studied, during their analysis on police patterns, the development of different law enforcement’s models following cultural and social changing that withstand them: they considered public law enforcement, community policing, zero tolerance strategies and so on. There is a less known model of policing, the Problem-Oriented Policing (POP), that is, according with the recent literature, effective. POP is an intervention strategy conceived by Herman Goldstein in 1979 based on the use of problem-solving techniques to cope with different kind of problems in urban areas. POP aims to prevent crime as an alternative of reacting to it, attempting to affect the causes of the problems instead to respond to every incident; it purposes to improve creativity and initiative of every single agent. This paper aims, throughout the analysis of ten police officers’ semi-structured interviews done in the Ravenna Local Police Department, to explore the opinions and predisposition of a part of the division towards the possibility to introduce in their everyday work a problem-oriented methodology. The data collected from the interviews show the police officers’ positive attitude regarding the possibility to have a deeper education and to invest time in a model that could led to solutions to general issues. In such a way as to develop a work-approach that could support every officer to improve his/her analysis capabilities and to act in a more autonomous way.

La gestione del patrimonio culturale nei processi di integrazione e nello sviluppo del diritto interculturale Europeo                                                                                di Vincenza Perretta

Nel definire il concetto moderno di società la nozione di cultura, per quanto fluida e ampia nei suoi confini epistemologici, è centrale nella definizione di società quale insieme di donne e uomini organizzati sulla base di un sistema più o meno strutturato di rapporti naturali, economici, politici e ovviamente culturali. Se, quindi, ogni società è frutto di una somma di fattori differenti e unici, cosa può facilitare e garantire lo sviluppo di un mentalità pluralistica e inclusiva rispetto all’altro? Quale tipo di dialogo interculturale può essere messo in atto, in tempi così turbolenti come quelli che stiamo vivendo, e che funzione può avere lo strumento della valorizzazione culturale in tutto ciò? Sfruttare il potenziale della conoscenza e della condivisione del patrimonio culturale, quale strumento per lo sviluppo di un solido dialogo interculturale, potrebbe, ad oggi, rivelarsi una sfida non solo necessaria ma anche vincente, soprattutto se ancorata all’impegno che in tal senso il Parlamento Europeo ha già mutuato pochi anni or sono. Infatti, non più di qualche anno fa, (18 gennaio 2016), riunito in seduta plenaria, il Parlamento Europeo ha ritenuto sostanziale per la promozione dei valori fondamentali dell’Unione Europea proprio lo sviluppo di un dialogo interculturale tra i popoli europei.

In defining the modern concept of society, the notion of culture, however fluid and broad in its epistemological boundaries, is central to the definition of society as a collection of women and men organized on the basis of a more or less structured system of natural, economic, political and, of course, cultural relations. If, then, every society is the result of a sum of different and unique factors, what can facilitate and ensure the development of a pluralistic and inclusive mindset with respect to the other? What kind of cross-cultural dialogue can be enacted, in such turbulent times as we are currently experiencing, and what function can the tool of cultural enhancement play in all of this? Harnessing the potential of knowledge and sharing of cultural heritage as a tool for the development of a robust intercultural dialogue could, as of today, prove to be not only a necessary but also a successful challenge, especially if it is anchored in the commitment that the European Parliament borrowed in this regard a few years ago. In fact, not more than a few years ago, (January 18, 2016), meeting in plenary session, the European Parliament considered substantial for the promotion of the fundamental values of the European Union precisely the development of an intercultural dialogue among the peoples of Europe.

I guardiani di una democrazia senza conflitti: genesi della tecnocrazia neoliberale nella crisi delle democrazie occidentali                                                                      di Giuseppe Mascheretti

La conoscenza tecnica, specie nel tornante della storia in cui il progresso tecnologico guida l’andamento della società, è non solo strumento cardine utile al progresso e all’evoluzione della specie, ma anche e soprattutto un prezioso indicatore di un dato contesto politico-culturale. Nel presente articolo si analizzeranno la nascita, l’evoluzione e il ruolo di una figura che nasce nel pieno della crisi sistemica delle democrazie occidentali e che basa la sua legittimazione politica e sociale sull’expertise, ossia sulla sapienza tecnica: il tecnocrate. La fine dei gloriosi Trenta porta con sé anche la nascita di un modello politico-culturale (quello neoliberale) che ha l’ambizione di soppiantare la politicità a vantaggio di una depoliticizzazione che ha il solo scopo di nascondere i conflitti di cui è inevitabilmente composta una società. La nuova classe tecnocratica, portatrice dei valori che sposano la causa neoliberale, sembra aderire perfettamente ai dettami del nuovo paradigma: estendere la razionalità di mercato a tutti i domini della società.

Technical knowledge, especially in the phase of history in which technological progress guides the progress of society, is not only a pivotal tool useful for the progress and evolution of the species, but also and above all a precious indicator of a given political-cultural context. This article will analyze the birth, evolution and role of a figure who was born in the midst of the systemic crisis of Western democracies and who bases his political and social legitimacy on expertise, that is, on technical knowledge: the technocrat. The end of the glorious Thirties also brings with it the birth of a political-cultural model (the neoliberal one) which has the ambition to supplant politics for the benefit of a depoliticization that has the sole purpose of hiding the conflicts which inevitably make up a society. The new technocratic class, bearer of the values ​​that espouse the neoliberal cause, seems to adhere perfectly to the dictates of the new paradigm: to extend market rationality to all domains of society.

Recensione: Introduzione al diritto dell’ambiente, A. Crosetti – R. Ferrara – F. Fracchia – N. Olivetti Rason (a cura di), Editori Laterza, 2018                                 di Rina Brignola

L’opera collettanea Introduzione al diritto dell’ambiente rappresenta un lavoro agile e scorrevole, dal contenuto complesso ma sapientemente illustrato dagli Autori, che analizza diverse tematiche: la disciplina dell’ambiente nella pluralità degli ordinamenti giuridici; l’organizzazione amministrativa dell’ambiente; il procedimento amministrativo in materia ambientale; le tutele differenziate.

The collective work entitled Introduction to environmental law represent a flowing work, with a complex content skillfully illustrated by the Authors, and analyzes various issues: the regulation of the environment in the plurality of legal systems; the environment’s administrative organization; the issue of the administrative procedure in environmental matters; the differentiated protections.

 

Rivista Italiana di Conflittologia n. 44