Rivista n. 47

Guerra cognitiva: la necessità di un approccio multi-stakeholder alla governance

di Giovanna Palermo e Angelo Volpe

Da qualche anno, i veloci cambiamenti tecnologici, la transizione digitale e i progressi delle neuroscienze hanno sviluppato un forte interesse, soprattutto da parte delle organizzazioni militari, per la cosiddetta “guerra cognitiva”. Si tratta di un nuovo fenomeno e lo stesso concetto che lo designa sembra abbia preso piede da pochissimo tempo. Ma è davvero così? E, inoltre, che cosa distinguerebbe la guerra cognitiva dalla guerra d’informazione o dalla guerra cibernetica ed elettronica? E, ancora, quali potrebbero essere gli impatti di questo peculiare tipo di conflitto sulla sicurezza internazionale? Ecco, il breve saggio di Angelo Volpe e di Giovanna Palermo cerca di dare una risposa a queste domande, offrendo – nello stesso tempo – una riflessione più ampia sulle ricadute sociali dello sviluppo delle neuroscienze e dell’intelligenza artificiale.

For some years, rapid technological changes, the digital transition and advances in neuroscience have developed a strong interest, especially on the part of military organizations, in the so-called “cognitive warfare”. This is a new phenomenon and the very concept that designates it seems to have taken hold for a very short time. But is it really like that? And, furthermore, what would distinguish cognitive warfare from information warfare or cyber and electronic warfare? And, again, what could be the impacts of this peculiar type of conflict on international security? Here, the short essay by Angelo Volpe and Giovanna Palermo tries to give an answer to these questions, offering – at the same time – a broader reflection on the social consequences of the development of neuroscience and artificial intelligence.

La tutela dei diritti e della personalità del minore: un’analisi socio-giudirica

di Pasquale Peluso

Il paper mira ad analizzare l’evoluzione del riconoscimento dei diritti dei minori e come la tutela della personalità del minore sia mutata in seguito all’affermarsi di nuovi approcci e di nuove conoscenze scientifiche. La personalità del minore, invero, si sviluppa fino a circa 25 anni di età e sulla stessa incide anche la percezione che i minori hanno di essere soggetti di diritti autonomamente tutelati. Ciò, ad esempio, ha portato la Corte Suprema americana ad annullare alcune sentenze che vedevano condannati alla pena di morte dei giovani che al momento della commissione del fatto erano minorenni. L’infanzia rappresenta un momento particolarmente importante per la formazione dell’individuo poichè in questa fase il minore acquisisce quelle competenze e conoscenze che lo porteranno ad essere un adulto attivo all’interno del contesto sociale. I fanciulli devono essere considerati soggetti attivi che possono contribuire con la loro partecipazione alla crescita sociale. In tale interazione occorre avere presente che, secondo i recenti studi, i minori non imitano in modo passivo gli adulti ma, attraverso lo scambio con questi ultimi ed il gruppo dei pari, sviluppano le abilità richieste per potersi rapportare con le altre istituzioni sociali. La tutela dei diritti dell’infanzia e, soprattutto, la loro promozione attraverso la sensibilizzazione e la partecipazione diretta dei minori rende questi ultimi maggiormente consapevoli delle loro scelte o comportamenti ed aiuta a comprendere i meccanismi di decisione e l’influenza del contesto in cui i comportamenti si sono verificati.

The paper aims to analyze the evolution of the recognition of children’s rights and how the protection of children’s personality has changed with the emergence of new approaches and new scientific knowledge. Indeed, the personality of the child develops up to about 25 years of age, and it is also affected by the perception of children as subjects of independently protected rights. This, for example, has led the U.S. Supreme Court to overturn a number of sentences that saw young people sentenced to the death penalty who were minors at the time of the commission of the crime. Childhood represents a particularly important time in the formation of the individual since at this stage the child acquires those skills and knowledge that will lead him or her to be an active adult within the social context. Children must be considered active subjects who can contribute through their participation to social growth. In such interaction, it should be borne in mind that, according to recent studies, children do not passively imitate adults but, through exchange with adults and the peer group, develop the skills required to be able to relate to other social institutions. Protecting children’s rights and, above all, promoting them through awareness and direct participation of children makes them more aware of their choices or behaviors and helps them understand the decision-making mechanisms and the influence of the context in which the behaviors occurred.

What Does It Mean to Orient Oneself in Non-Places?
Conflict and Social Space Decentralisation
di Cassandra Basile

Facendo eco al saggio kantiano Cosa significa orientarsi nel pensiero?, oggetto della prima parte di questo articolo è il modo in cui l’essere umano cerca di trovare il suo spazio nel mondo. Questo coincide con un senso d’orientamento spaziale; un tracciamento di confini e limiti che servono all’individuo non soltanto al fine di orientarsi in uno spazio ma anche, e soprattutto, al fine di sviluppare in se stesso sicurezza e fiducia nei riguardi dell’ambiente circostante. Trovare un senso d’orientamento equivale ad acquisire conoscenza dello spazio abitato e a sviluppare un senso di sé, contribuendo a formare la propria identità. Nella seconda parte del saggio ci si concentra maggiormente sui concetti di disorientamento e decentramento acuiti dalla globalizzazione e dalla realtà virtuale, onnipresente nella società odierna. In particolare viene analizzato il modo in cui lo spazio virtuale e le promesse del Metaverso contribuiscano a smantellare sempre di più i concetti di spazio, di confine e di sicurezza emotiva creando nell’essere umano uno spaesamento a tutto tondo.

hoing the Kantian essay What Does It Mean to Orient Oneself in Thinking? the first part of this paper outlines the exploration of the way human beings try to find their space in the world. This coincides with a sense of spatial orientation, a tracing of boundaries and limits that serve the individual not only to orient themselves in a space but also to develop self-confidence and trust in their surroundings. Finding a sense of orientation is equivalent to acquiring knowledge of the environment and developing a sense of self by helping to form one’s identity. In the second part, the concepts of disorientation and decentralisation created by globalisation and virtual reality we are witnessing in today’s society is discussed. In particular, this paper focuses on the way virtual space and the promises of the Metaverse contribute to increasingly dismantling the concepts of space, border, and emotional security creating all-around disorientation in the human being.

La Grande Guerra e le immagini del corpo. Una riflessione simbolico-politica

di Alessandra Micol Caprioli

Il contributo intende analizzare gli archetipi del corpo macchina e del “corpo vitalista”, che caratterizzano l’Immaginario collettivo occidentale, ripercorrendo uno dei momenti più significativi del loro dischiudersi e manifestarsi nella coscienza collettiva, ossia la profonda cesura della Grande Guerra. A questo proposito, attraverso un’analisi simbolico-politica di alcuni aspetti che hanno contraddistinto la prima guerra mondiale, tra i quali emerge un significativo cambiamento nell’immaginario della crisi e alcuni elementi “liminari” in grado di influenzare le concezioni filosofiche del corpo, si propone una rilettura del binomio Körper-Leib, al fine di mostrare lo sviluppo di differenti prospettive in merito alla questione della corporeità. In seguito, il risvolto filosofico-politico di queste rappresentazioni è analizzato alla luce delle direzioni politiche e giuridiche intraprese in Italia in merito al tema della disabilità e degli invalidi di guerra.

The paper aims to study the archetypes of the machine body and the “vitalist body”, which characterise the Western collective imaginary, retracing one of the most significant moments of their disclosure and appearance in the collective consciousness, that is the profound caesura of the Great War. In this regard, through a symbolic-political analysis of some aspects that marked the First World War, including a significant change in the imaginary of the crisis and some “liminal” elements capable of influencing philosophical conceptions of the body, a reinterpretation of the KörperLeib binomial is proposed, in order to show the development of different perspectives on the question of corporeity. Subsequently, the philosophical-political implications of these representations are examined in the light of the political and legal directions adopted in Italy on the issue of disability and war invalids.

Inerzia giuridica e mutevole realtà: l’interpretazione come momento di mediazione del conflitto

di Lilly Mingione

Evoluzione storico-sociale e dinamica giuridica non procedono mai di pari passo. Sempre più spesso, nella soluzione di un caso, diviene evidente il contrasto tra un corpus iuris dato e nuove esigenze da soddisfare: si pensi alla recente emersione della necessità di tutela del diritto alla riservatezza e all’assenza, per lungo tempo, di disposizioni in materia. Riflettendo sull’attualità del pensiero tracciato, nel corso della prima metà del Novecento, da Tullio Ascarelli (dal ruolo della pratica dei soggetti privati a quello del giurista) si riscopre, proprio in questo conflitto, il valore dell’interpretazione, sede, al tempo stesso, di conciliazione e di creazione di nuovo diritto: di conciliazione, poiché colui che un tempo poteva chiamarsi mero bouche de la loi si trova, oggi, a dover compiere costantemente un’attività di adeguamento del dettato normativo ad una mutata realtà che ne richiede una applicazione conforme a quei valori superiori posti alla base del recente ordinamento italo-europeo (primo fra tutti, quello della persona umana); di creazione di nuovo diritto, poiché il giurista amplifica, in tal modo, l’ambito di operatività di una norma giuridica, ma indica anche al legislatore una nuova strada da percorrere.

Historical-social evolution and legal dynamics never go hand in hand. More and more often, in the solution of a case, the contrast between a given corpus iuris and new needs to be met becomes evident: think of the recent emergence of the need to protect the right to privacy and the absence, for a long time, of provisions on this subject. Reflecting on the relevance of the thought traced, during the first half of the Twentieth century,  by Tullio Ascarelli (from the role of the practice of private subjects to that of the jurist) we rediscover, precisely in this conflict, the value of interpretation, the seat, at the same time, of conciliation and the creation of a new right: of conciliation, since the one who once could have been called a mere bouche de la loi is now constantly carrying out an adjustment activity of the normative dictation to a changed reality that requires its application in compliance with those higher values ​​placed at the base of the recent Italian-European system (first of all, that of human person); of creation of new law, since the jurist thus amplifies the scope of operation of a legal rule, but also indicates a new path to the legislator.

Rivista Italiana di Conflittologia n. 47/2023